Mario Mineo
Un nuovo fondo fotografico dell'Archivio Fotografico Storico
del Museo Nazionale Preistorico Etnografico "L. Pigorini
al festival della Fotografia Storica " Memorandum 2012"
Vistas del Paraguay por Manuel San Martin
Manuel de San Martin rientra indirettamente tra quei fotografi europei, che trasferitisi nel continente sudamericano, sono stati indirettamente tra i protagonisti della nascita dell’antropologia visuale del Gran Chaco del Paraguay.
La maggior parte di queste fotografie, che si possono definire pionieristiche per i risultati ottenuti, interessarono principalmente i gruppi indigeni, del Gran Chaco e furono scattate da San Martin al suo arrivo in Paraguay quando la guerra della Triplice Alleanza, Argentina, Paraguay e Brasile (1864/5 - 1870), voluta da Francisco Solano López, nel 1864/5 stava per finire.
Fu questo un periodo particolare per il Paraguay che dopo un periodo di relativa tranquillità vissuto sotto l’autoritaria guida di Carlos Antonio López, dopo la fine del conflitto vedeva:
· La sua popolazione di circa 525.000 persone, ridotta a circa 221.000 unità, con solo 28 000 uomini.
· Scomparire i benefici di quello che era l'unico Paese dell'America Latina dove tutti sapevano leggere e scrivere, dove non esisteva latifondo, e che non aveva avuto fino ad allora debito con l'estero.
· L’occupazione militare fino al 1876 e la cessione di territori al Brasile e all'Argentina.
La ricostruzione del paese dopo la fine della guerra vide un forte flusso di immigrazione europea. Tra gli immigrati vi era una buona percentuale di italiani, tedeschi e spagnoli, che
andarono ad occupare le professioni specializzate tra la cultura e l’industria.
Il paese nel dopoguerra si ritrovava a ricostruire quindi un’identità nazionale. A questo processo di ricostruzione parteciparono fortemente la produzione di foto, album e cartoline prodotte in quegli anni che portavano in giro per il continente un modello e/o qualcosa di simile ad un’identità culturale.
Pionieri di questo processo di diffusione della rinascente identità culturale paraguaiana con il suo substrato indigeno, sono stati tendenzialmente Manuel de San Martin con il suo album “Vistas del Paraguay” e l’italiano Guido Boggiani, studioso, pittore e fotografo di alcun tra i più importanti gruppi Chamacoco e Caduveo.
Fu probabilmente la distruzione pressoché totale della struttura sociale dovuta alle forti perdite subite tra la popolazione, durante il conflitto, all’origine del processo di identificazione della nazione con il substrato indigeno autoctono dei Guaraní. Oggi, infatti, le lingue ufficiali del Paraguay sono lo spagnolo e il guaraní e il nome Paraguay significa l'oceano che va verso l'acqua, dalle parole guaraní, pará ("oceano"), gua ("a, verso/da") e y ("acqua").
Le foto di San Martin costituiscono, infatti, il primo corpus fotografico che ci restituisce un repertorio iconografico degli indigeni Angaité, Sanapaná, Matacos e Toba ripresi durante la propria vita quotidiana all’interno dei loro villaggi.
Il corpus, che mostra una certa intenzione etnografica, tenta di trasmettere sia un ideale di purezza della razza, che un embrionale ideale culturale. La produzione di San Martin, precedente a quella di un attento viaggiatore come Guido Boggiani, fu fortemente condizionata dall’aspetto commerciale che queste assumevano a causa della diffusione degli album tematici molto richiesti a fine secolo. Le sue immagini, infatti, furono prodotte per circolare incluse nell’album pubblicato dallo stesso San Martin, nel 1886, dal titolo “Vistas del Paraguay”, che conteneva nella sua versione originale 24 foto panoramiche della città di Asuncìon e dintorni, otto foto d’indigeni in studio e 20 foto d’indigeni all’aperto. L’intenzione di San Martin era di fornire al lettore una panoramica organica delle città e dei gruppi sociali tipici del Paraguay dopo la guerra.
Ma San Martin non fu solo fotografo di “Vistas”, in pochi anni si affermò come uno dei migliori fotografi di ritratti di Asuncíon. Nel 1890 era proprietario del migliore studio fotografico di Asunciòn che si trovava in calle Florida 14 (attuale calle Benjamín Constant). Successivamente si trasferì in un locale in calle Villa Rica 344 (attuale Presidente Franco) all’angolo con la calle Ayolas. La sua attività di fotografo non escluse nessun ambito di applicazione, in pratica copriva tutti i soggetti oggetto di diffusione.
Un aspetto particolare della sua attività fotografica fu la pratica della fotografia “post mortem” che aveva preso ampiamente piede, in sud america, sin dalla metà del XIX° secolo. Diverse sono le foto scattate a cosiddetti “Angelitos”, bambini defunti fotografati ma, San Martin si dimostra un attento osservatore delle tendenze della diffusione del prodotto fotografico e quando la stampa delle fotografie sui giornali e le riviste fu resa possibile tra il 1880 e il 1890 grazie al perfezionamento della tecnica dei mezzi toni, lui comprese che nessun evento o notizia poteva essere registrato ed essere riprodotto con la stessa fedeltà e precisione di una fotografia, si inserì così in quella che viene chiamata la commercializzazione di immagini documentarie in serie, che trovava acquirenti nel mercato dei quotidiani locali. E a tale proposito realizzò una delle fotografie “post mortem” più famose nell’editoria giornalistica argentina.
Il soggetto immortalato era quello di Domingo Faustino Sarmiento, fotografato nel suo letto di morte nel 1888. Sarmiento era morto ad Asuncion, Paraguay e le immagini postume furono portate rapidamente a Buenos Aires, dove i giornali seguivano quotidianamente la notizia della malattia di Sarmiento via telegrafo. L'immagine ha continuato a circolare per molti anni sulla carta stampata. Ritratti mortuari di personaggi famosi sono tra le immagini pionieristiche nella storia della fotografia giornalistica il cui scopo non è il ricordare una persona cara, ma registrare un fatto storico.
Il Fondo “Vistas del Paraguay di Manuel de San Martin”.
Conservato nell’Archivio Storico del Museo Nazionale preistorico Etnografico L. Pigorini di Roma, consiste nelle sole 20 albumine datate 1878/1880 montate su cartone recanti la dicitura a stampa “Vistas del Paraguay por M. San Martin”, con appunti manoscritti sull’attribuzione etnica dei personaggi ritratti. Quale sia stato il percorso di acquisizione dei 20 cartoni è alquanto incerto.
Sicuramente esse erano contenute all’interno dell’album completo, che comprendeva 54 stampe tra paesaggi urbani, strade centrali, edifici pubblici, il porto con le barche all’attracco e popolazioni indigene. È molto probabile che dall’album originale siano state scartate le vedute cittadine della città di Asunciòn (vista la natura etnografica del museo), concentrandosi sulle sole foto prese in esterno agli indigeni occupati nelle loro faccende quotidiane. A tal proposito c’è da chiedersi perché insieme ai 20 cartoni in oggetto non siano stati trattenuti anche gli otto aventi per soggetto tipi indigeni ripresi in studio.
Una delle ipotesi plausibili sia dell’arrivo del fondo presso gli archivi del museo, sia di questa selezione operata sull’album originale è legata all’arrivo, dopo la morte (1901), della seconda collezione di Guido Boggiani a Roma. Depositata presso la Società Geografica Italiana (S.G.I.), assieme al suo catalogo, il fratello di Boggiani, Oliviero riprese le trattative per la vendita (indios Guayaki e Toba) con Luigi Pigorini.
La stima della Collezione venne affidata al giudizio super partes di E. H. Giglioli, ed infine la collezione entrò in possesso del Museo per la somma di 1.500 lire. Ora tra i documenti relativi all’acquisto della collezione, non c’è nessun riferimento alle fotografie in oggetto, è però plausibile che insieme alla collezione fossero stati depositati presso la S.G.I. anche tutti gli effetti personali di Guido che furono raccolti nella sua casa di Asunciòn.
Ed è ancora più plausibile che tra gli effetti personali, vi fosse l’album Vistas del Paraguay di San Martin, proprio perché presso l’archivio fotografico della S.G.I. sono conservate tre foto di San Martin, una è un ritratto di gruppo del 1902 dei componenti della Spedizione Giuseppe Fernandez Cancio - alla ricerca di Boggiani; due sono delle foto-ritratto di Boggiani su formato Carta da visita con sopra il nome è cognome di Boggiani scritto con inchiostro nero attribuita allo stesso di Boggiani come firma autografa.
In realtà da un confronto delle firme in calce ai documenti dell’Archivio storico viene qualche dubbio ad attribuire l’autografo a Boggiani poiché la calligrafia è molto più simile alle didasclie manoscritte sulle foto dell’album di San Martin. Ora se come ipotizzato dalla S.G.I. l’autografo è opera di Boggiani anche le didascalie dovrebbero essere opera di Boggiani, sarebbe quindi plausibile l’ipotesi che facessero parte dei suoi effetti personali, visto tra l’altro che Boggiani conosceva sicuramente San Martin per avergli commissionato il ritratto, e i due erano stati tra i primi europei a fotografare gli indios del Gran Chaco paraguaiano a pochi anni di distanza l’uno dall’altro.
Inoltre tra le scene riprese da San Martin molte sono scattate all’interno dei villaggi con poca preparazione di scena, e molti oggetti presenti in primo piano. Conoscendo la predilezione di Boggiani per la documentazione dei gruppi indigeni non ancora contaminati dal contatto spagnolo si può ipotizzare che potesse avere acquistato direttamente da San Martin l’album con le 20 foto oggetto di questo contributo.
Se le didascalie invece non sono opera di Boggiani, dovrebbero essere opera di San Martin.
Questo seconda ipotesi sembra più pertinente, chi più di San Martin avrebbe potuto attribuire l’appartenenza alla corretta etnia dei gruppi fotografati se non lui che li fotografava? L’autografo sulla foto di Boggiani potrebbe essere semplicemente l’appunto del fotografo che nel suo atelier riceve tanti personaggi e si premurava di individuare il cliente con nome e cognome.
Un’altra ipotesi percorribile, ma meno convincente, e che il materiale fotografico potesse far parte della collezione dell’esperto chiamato a stimare la collezione Boggiani e cioè E. H. Giglioli, grande collezionista di manufatti e fotografie etnografiche (la sua collezione che sarà acquistata da Luigi pigorini dopo la sua morte nel 1913, constava di più di 17.000 manufatti e quasi 7.000 fotografie.) il nucleo non risulta sui registri di E. H. Giglioli, rigorosissimo nell’inventariare il suo patrimonio, ma potrebbe essere stato utilizzato per la perizia dei materiali della collezione Boggiani e successivamente donato a L. Pigorini.
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay , Lenguas en su Cachiveo
1878/1880
AFMNE _48 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay , Lenguas en pasando el rio
1878/1880
AFMNE _49 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay , Lenguas de Pedernales
1878/1880
AFMNE _51 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay, Angaités con su Cacique Cristiano
1878/1880
AFMNE _55 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay, Angaités en su fogon
1878/1880
AFMNE _56 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay, Mujeres Angaités
1878/1880
AFMNE _58 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay, Angaités. Costumbres indigenas
1878/1880
AFMNE _57 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay, Sanapanas guerreros
1878/1880
AFMNE _64 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Manuel de San Martin Vistas del Paraguay, Sanapanas 1878/1880 AFMNE _62 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm |
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Manuel de San Martin
Vistas del Paraguay, Sanapanas. Cacique Martin con su familia
1878/1880
AFMNE _63 - Stampa all’albumina 235 x 170 mm, montata su cartone 390 x 310 mm
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Fondo Manuel de San Martin
Proprietà: Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Museo Nazionale Preistorico Etnografico "L. Pigorini"
Consistenza: n. 20 positivi montati su cartone
Autore: Manuel de San Martin
Datazione: 1878/1890
Committenza: Manuel de San Martin
Soggetti: Foto in esterno di gruppi indigeni del Gran Chaco Paraguaiano, affaccendati nelle loro attività.
Luoghi: Gran Chaco Paraguaiano
Nuclei complementari: alcune singole fotografie sono presenti nella collezione CEDODAL, Buenos Aires, Argentina. Alcune sono presenti sul mercato di antiquariato fotografico.
Notizie storico-critiche/vicende archivistiche: poche informazioni circa l’ingresso in Museo; si può ipotizzare che siano arrivati tra la fine dell'ottocento e i primi decenni del novecento, grazie all’attività di Luigi Pigorini, come quasi la totalità delle foto storiche del Museo.
Precedenti esposizioni: nessuna
Precedenti pubblicazioni: nessuna
Luogo di conservazione: Archivio Fotografico Storico della S-MNPE “L. Pigorini”.
Inventario: da AFMPE_P 48 – a - AFMPE_P 67
Modalità di accesso al fondo: consultazione su appuntamento
Diritto d’autore:
© S-MNPE “L. Pigorini” su concessione del MiBAC
AUTORE
Manuel de San Martin
[ (?), Asuncion ( ?) ]
Della sua vita non si conoscono né la data di nascita né la città d’origine.
Le prime notizie su di lui sono quelle che lo danno arrivato nella capitale Asunción quando la guerra della Triplice Alleanza, Paraguay contro Argentina, Uruguay e Brasile, provocata da Francisco Solano López, presidente del Paraguay stava per finire (1864/5 - 1870), e sono relative alla fotografia del palazzo di Lopez bombardato. La sua notorietà sembra cominciare con lo stabilirsi in questa città. Diventa il fotografo sia dei politici sia dell’alta borghesia locale. La sua attività è attestata anche nella città di Corrientes in Argentina e di Mercedes e Paysandu in Uruguay.
Dietro il ritratto ufficiale scattato nel Palacio de López, nel 1882, al presidente General Bernardino Caballero circondato dai suoi ministri si legge, infatti, “M. San Martin, fotógrafo, Corrientes y Paraguay”.
Nel 1890 era proprietario del migliore studio fotografico di Asunción che si trovava in calle Florida 14. Poco tempo dopo si trasferì in un locale in calle Villa Rica 344 all’angolo con la calle Ayolas. La sua attività di fotografo non escluse nessun ambito di applicazione, in pratica copriva tutti i soggetti oggetto di diffusione. Particolare diffusione ebbe il sua album “Vistas del Paraguay”, editato in proprio nel 1886, che comprende anche le foto scattate a diversi gruppi indigeni del Gran Chaco Paraguaiano, scattate tra il 1878 e il 1880. Rimane famosa la sua foto a Domingo F. Sarmiento defunto, scattata nel 1888 e primo esempio di foto “Post mortem” utilizzata dai grandi media del tempo. Tra le sue foto più tarde scattate intorno al 1896 sono famose: il ritratto di Elvira Gill de Fleytas scattato il giorno delle sue nozze con il politico Eduardo Fleytas; e la foto post mortem di un bambino (bebè en su velatorio).
Mario, buon giorno. Mio nome é Juan Migliore. Vivo in Paraguai, figlio di italiani. Sono Collezionista di fotografie e cartoline antiche di Paraguai e da un tempo a questa parte sto facendo ricerca di Manuel San Martin.
RispondiEliminaHo trovato il tuo blog e voglio farti qualche domande. Nel mio registro San Martin arriva al Paraguai il 4 maggio 1886 da Corrientes nel “Vapor Rio Uruguay”. Non sapevo che lui era stato prima in Paraguai. Cé qualche registro di questo? Ho saputo anche che lui aveva stato nel brasile dove si aveva sposato con la brasiliana Matilde Vely. Sai si cé qualque informazione di questo.
Non ho potuto trovare nessuna informazione sulla sua permanenza in Corrientes o nel Uruguai. Anche non ho potuto sapere il barco del suo arrivo a America, nemmeno iil villaggio da dove arribava da Spagna. Se ciai qualche informazione che possa aiutarmi sarebbe fantastico per me.
Finalmente racontarti che mesi fa ho acquisto un album originale ”Vistas del Paraguai” con 50 fotografie di San Martin. Sono fotografie di 1894 e prima.
Saluti
Juan Migliore